Borsite trocanterica

Cosa è la borsite trocanterica?

Per borsite trocanterica si intende l’infiammazione della borsa sinoviale che si trova in prossimità del grande trocantere del femore.

Quali sono i sintomi della borsite trocanterica?

I sintomi che caratterizzano questa condizione sono:

  • Dolore alla palpazione;
  • Gonfiore, calore e rossore locale;
  • Difficoltà a effettuare i movimenti dell’anca, in particolare i movimenti di abduzione e rotazione.

Quali sono i rimedi?

I rimedi possono essere di carattere conservativo (fisioterapia) oppure invasivo (viene asportato il liquido locale mediante l’aspirazione con un ago) a cui consegue il ciclo fisioterapico.

La fisioterapia è sempre la prima opzione, e si può optare per un rimedio terapeutico invasivo solo se il ciclo fisioterapico non ha dato i risultati sperati.

In cosa consiste la fisioterapia per la borsite trocanterica?

I rimedi per la borsite trocanterica variano in funzione del meccanismo che è alla base della patologia. In linea generale ti elenchiamo gli elementi terapeutici che sono utilizzati dai fisioterapisti per curare questa condizione dolorosa:

  • Tecniche di terapia manuale: è un insieme di tecniche manuali che hanno il fine di migliorare e ripristinare il movimento fisiologico dell’articolazione che si è alterato. Non sono pochi i casi in cui il fisioterapista tratta anche distretti limitrofi all’anca come il tratto lombare della colonna, o l’articolazione sacro-iliaca del bacino, poiché potrebbero avere delle correlazioni con le disfunzioni di anca.
  • Mezzi fisici ad alta tecnologia: si tratta di elettromedicali che hanno l’obbiettivo di stimolare la biologia del tessuto, riducendo la sintomatologia e accelerando i processi infiammatori. I mezzi fisici più utilizzati in questa condizione sono:
    • Tecarterapia: si tratta di un mezzo fisico che utilizza radiofrequenze che sviluppano calore endogeno (profondo). È il dispositivo più utilizzato in fisioterapia sia per la piacevolezza dei suoi trattamenti che per la versatilità delle sue applicazioni, in fatti si applica sia in condizioni acute che croniche, mediante l’impostazione di modalità differenti.
    • Ipertermia: come la tecarterapia utilizza radiofrequenze per stimolare la biologia del tessuto. A differenza della tecar, l’ipertermia è un trattamento statico (che può essere eseguito in un punto ben preciso) e allo stesso tempo più preciso perché consente di poter impostare la profondità e la temperatura da cedere al tessuto.
    • Laserterapia: utilizza un fascio di luce, è indicato principalmente per trattare aree ristrette poiché il diametro della luce (che nei laser ad alta potenza non supera il centrimetro) non consente di effettuare un trattamento efficacie in un ampio raggio.
    • Ultrasuonoterapia: si avvale dell’uso di onde sonore per lo stesso fine dei mezzi fisici precedentemente elencati, ossia ridurre la sintomatologia e accelerare i tempi di recupero.
    • Correnti antalgiche: come TENS e Interix, utilizzando delle stimolazioni elettriche cutanee hanno lo scopo di ridurre il dolore locale.
  • Esercizi e autoesercizi: in molte condizioni di disfunzione di movimento dell’anca, è fondamentale l’esecuzione di esercizi specifici che contribuiscano a mantenere i progressi ottenuti con le tecniche manuali, a contribuire alla guarigione dei sintomi e alla prevenzione di eventuali recidive.
  • Informazione del paziente sui comportamenti a rischio da evitare: per quanto riguarda l’anca dolorosa, è molto importante ad esempio evitare tutti quei movimenti di adduzione come incrociare le gambe o camminare mettendo un piede davanti all’altro (come fanno nelle sfilate di moda) invece che rispettare una distanza fisiologica tra i due arti. Molto spesso si tratta di consigli “ovvi” ma che se vengono rispettati, nel tempo, fanno la differenza.

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