Cisti di Baker
La Cisti di Baker prende il nome dal medico W. Baker che per primo ne studiò le caratteristiche, nel lontano 1877. Si tratta di una condizione che rientra tra le alterazioni tissutali del ginocchio, con un’incidenza maggiore nella popolazione di età superiore ai 40, capita che compaia anche nei bambini ma è molto raro. A differenza di lesioni, come quelle legamentose, meniscale e ossee, la Cisti di Baker non è sempre connessa alla comparsa di sintomatologia dolorosa, spesso infatti i pazienti non sanno dare informazioni specifiche riguardanti l’insorgenza di tale condizione.
Cosa è la cisti di Baker
La cisti di Baker è una “cisti” ossia una sacca contenente liquido, che si forma nella parte posteriore del ginocchio. Proprio per la sua posizione è chiamata anche “cisti poplitea”, poiché è situata nella cavità omonima, e ancor più precisamente nell’area compresa tra l’inserzione del muscolo semimembranoso e il muscolo gastrocnemio (che insieme al muscolo soleo forma il “polpaccio”).
È visibile ad occhio nudo, soprattutto quando il ginocchio è in estensione, ad esempio quando si sta in piedi. Le dimensioni variano da caso a caso, possono oscillare dalla grandezza di una noce a quella di una palla da tennis. Quasi mai si hanno fenomeni di bilateralità, di solito è interessato solo un ginocchio, è invece possibile la presenza di più cisti nella stessa area.
Quali sono le cause della cisti di Baker?
Le cause relative a questa condizione sono divise in due gruppi:
- Causa idiopatica: ossia motivi sconosciuti, poiché l’articolazione non presenta anomalie. Si ipotizza che possa essere data da un anomalo passaggio di liquido articolare nella borsa sinoviale poplitea. Questo tipo di condizione è tipica in età giovanile.
- Causa secondaria: quando la Cisti di Baker si forma in seguito ad un trauma, ad una patologia o ad un’operazione chirurgica, ed è una forma tipica dell’età adulta. In condizioni infiammatorie importanti, come ad esempio quelle date da patologie reumatiche come le artriti, oppure nel caso di un trauma come una lesione del legamento crociato anteriore o del menisco mediale, l’articolazione tende a produrre liquido sinoviale, al fine di attivare i processi di guarigione tissutale.
Si ritiene che tale aumento di liquido comporti un aumento della pressione endoarticolare, all’interno della capsula articolare, che fa penetrare il liquido stesso all’interno della borsa poplitea, così da aumentarne le dimensioni.
Le condizioni patologiche in stretta correlazione con la formazione della cisti di Baker dunque sono diverse e qui di seguito ne riportiamo alcune:
- Artriti e altre patologie reumatiche:A. Reumatoide, A. Psoriasica, A.settica, Gotta, Osteocondrosi Dissecante;
- Lesioni legamentose: lesione LCS (legamento crociato anteriore), lesione LCP (lesione crociato posteriore), lesione legamenti collaterali;
- Lesioni ossee: frattura della rotula, frattura del piatto tibiale, frattura dei condili femorali…
- Lesioni muscolari: in particolare dei muscoli che si inseriscono nella loggia posteriore del ginocchio come i gemelli del gastrocnemio.
Quali sono i sintomi della cisti di Baker?
La cisti di Baker non è sempre connessa ad una condizione clinica sintomatica. Per questo motivo e per la regione in cui si sviluppa (che non è di costante visibilità) molti pazienti nel corso dell’anamnesi medica non sanno dare indicazioni precise riguardanti l’esordio di questa cisti.
Nei casi di cisti sintomatica i pazienti lamentano soprattutto:
- Dolore locale
- Gonfiore
- Rigidità al movimento dell’articolazione
- Presenza di scroscio articolare (“crack”) durante la mobilizzazione del ginocchio
Le complicazioni principali in seguito a tale fenomeno seppur rare sono:
- la fuoriuscita della componente liquida della cisti a seguito della lesione della membrana sinoviale;
- formazione emorragica;
- locale infezioni;
- compressione nervosa data dalla cisti, in particolare accade per alcune ramificazioni del nervo peroneo e del nervo tibiale;
- calcificazione della/e cisti di Baker con conseguenti problematiche alla funzionalità articolare
Quali sono i rimedi della cisti di Baker?
Come intuirai facilmente, i rimedi si applicano in funzione del fenomeno eziologico (della causa) che ha prodotto la cisti. La cura conservativa della Fisioterapia è sempre la prima opzione scelta dai medici, e solo se non dovesse portare alcun risultato si inizia ad ipotizzare l’idea di un approccio invasivo mediante l’aspirazione o l’asportazione chirurgica della cisti.
Fisioterapia per la cisti di Baker
Per ridurre i sintomi si utilizzano mezzi fisici ad alta tecnologia come:
- Laser ad alta potenza
- Tecarterapia
- Ipertermia
- Ultrasuoni
La tecarterapia e l’ipertermia utilizzano la radiofrequenza per stimolare il tessuto bersaglio, gli ultrasuoni utilizza onde sonore mentre la laserterapia si avvale di un particolare fascio di luce. L’utilizzo e l’eventuale combinazione dei mezzi fisici dipende in prima analisi dalle disponibilità del centro di fisioterapia (non è detto che il centro in cui vi rivolgiate sia dotato di tutte le apparecchiature elencate) e poi in funzione del progetto terapeutico del fisioterapista.
In alcuni casi si consiglia al paziente di utilizzare delle calze compressive, e il medico indica una cura farmacologica per ridurre i sintomi. I farmaci utilizzati sono i FANS, anti- infiammatori non steroidei.
I mezzi fisici sono come le frecce di arco, più frecce si hanno nella faretra e maggiori sono le possibilità di poter colpire il bersaglio. Questo significa che maggiori sono le tecniche che conosce il fisioterapista e i mezzi fisici di cui dispone, e maggiori sono le possibilità di curare la tua patologia. Per questo motivo è importante rivolgersi al miglior centro che si trova vicino a casa tua!
Se la cisti aumenta di volume e crea dolore al paziente, e se le cure conservative non hanno avuto l’effetto desiderato è necessario applicare delle soluzioni invasive. Si può scegliere se aspirare la cisti oppure intervenire chirurgicamente. L’intervento avviene quasi sempre con modalità artroscopica, poiché è l’approccio meno invasivo, infatti non lede molto il tessuto cutaneo e questo si dimostra un eccellente elemento nel velocizzare i tempi di recupero. Inoltre nel corso dell’operazione è possibile porre rimedio a un eventuale problematica all’articolazione che magari è una dei meccanismi eziologici alla base della formazione cistica.
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