Lussazione della spalla

La stabilità della spalla

La spalla è un’articolazione caratterizzata da un’ampia capacità di movimento, proprio per questo motivo rientra nella classificazione delle enaratrosi, ossia tutte quelle articolazioni che hanno la capacità di muoversi sui tre piani dello spazio.

Nella spalla stabile tutti i rapporti tra le strutture che la compongono come capsula, muscoli e legamenti sono in perfetto equilibrio.

Se questa grande mobilità della spalla ci permette di muovere in moltissime direzioni l’arto superiore, c’è anche da dire che espone l’articolazione a maggiori fattori di rischio, tra i quali le lussazioni di cui parliamo in questo articolo e che sono l’episodio più drastico della spalla instabile.

Ma cosa significa spalla instabile?
La spalla è definita “instabile” quando la testa dell’omero nel corso del movimento non rimane ben centrata all’interno della cavità glenoidea della scapola che la contiene in parte.

Tale condizione di instabilità articolare può essere generata da molti fattori, che possono coesistere nella stessa condizione.

Tra questi fattori ricordiamo:

  • una situazione di lassità del tessuto connettivo, e quindi dei tessuti periarticolari come i muscoli, la capsula e i legamenti
  • delle alterazioni nello sviluppo dei capi ossei,
  • un deficit del controllo motorio, ad una eccessiva elasticità o anche da tutti e tre i fattori. Questo elemento è il più comune, e presente in moltissime condizioni dolorose della spalla, poiché è alla base di qualsiasi disfunzione di movimento.
  • eventi traumatici nei quali le strutture deputate alla stabilità cedono, e vi è la fuoriuscita parziale o totale della testa dell’omero dalla sua normale sede articolare.

Il deficit di stabilità
Attenzione ci teniamo a sottolineare che in molti casi più che vera e propria instabilità sarebbe più corretto parlare di “deficit di stabilità”.
Ad ogni modo nei movimenti quotidiani, che sono quasi sempre controllati e non eccessivamente ampi, la spalla poco stabile può andare più facilmente incontro ad eventi di sublussazioni ripetute.

Cosa sono le sublussazioni?
Le sublussazioni sono eventi nei quali la testa dell’omero perde solo parzialmente contatto con la cavità glenoidea con cui si articola.

Normalmente le sublussazioni non sono dolorose e proprio per questo non vengono trattate.

Il problema è che se questa parziale perdita di contatto fra i capi articolari avviene ripetutamente, giorno dopo giorno si corre il rischio di allentare ulteriormente tutte le strutture che hanno il compito di stabilizzare l’articolazione gleno-omerale come la cuffia dei rotatori, la capsula, i legamenti e il cercine glenoideo.

Il problema non è solo meccanico ma anche, e probabilmente soprattutto, di controllo motorio.
Dunque portando avanti uno schema di movimento non positivo non si fa altro che rinforzarlo ed automatizzarlo sempre di più, al punto che diventa difficile per il nostro sistema nervoso centrale, attivare i muscoli con il giusto timing (cioè prima i muscoli stabilizzatori della cuffia e poi i muscoli dinamici).

In casi del genere è probabile che la spalla si lussi anche durante una semplice nuotata al mare a stile libero, o mentre stiamo sollevando dei pesi.

Abbiamo parlato di deficit di stabilità della spalla poiché è l’elemento che più di ogni altro può aumentare il rischio di lussazione e più di ogni altro può essere trattato, migliorato e curato, al punto da poter prevenire il più possibile eventi drastici come la lussazione, che oltre ad essere molto dolorosi possono produrre danni molto importanti alla struttura articolare.

Cosa significa “lussazione”?

La lussazione è la perdita totale del rapporto tra due o più capi articolari.

Nel caso di spalla si parla quasi sempre della lussazione dell’articolazione glenomerale, tra omero e cavita glenoidea della scapola, è ben noto che, di tutte le lussazioni traumatiche, quella della spalla sia di gran lunga la più frequente, incidendo nelle varie statistiche delle lussazioni articolari per ben il 50% dei casi.

La ragione di questa importante incidenza sta nella particolare struttura anatomica dell’articolazione.

Le lussazioni di spalla avvengono quasi sempre anteriormente, cioè la testa omerale fuoriesce davanti, poiché è la zona più vulnerabile poiché protetta solo da tre piccoli legamenti.

Quali sono i sintomi della lussazione alla spalla?

La lussazione della spalla è un infortunio piuttosto doloroso ed è facilmente riconoscibile da tre elementi principali:

  • dolore acuto in tutta la regione della spalla;
  • deficit funzionale della spalla: è impossibile effettuare moviementi;
  • esame visivo: anche un non esperto di spalle, sarebbe capace di individuarne una lussazione a causa dell’evidente mal posizione della testa dell'omero, soprattutto nelle lussazioni anteriori la cui fuori uscita dalla normale sede anatomica è evidente. Nei casi peggiori la lussazione è anche esposta, cioè l’omero oltre a fuori uscire dalla sede anatomica è uscito anche dallo strato epidermico, ma si tratta di avvenimenti molto rari. All’esame palpatorio la lussazione di spalla si riconosce come "scivolata" sotto l'ascella (lussazione anteriore) o dietro di essa (lussazione posteriore).

Come si curano le lussazioni di spalla?

Il trattamento della spalla instabile va accuratamente valutato, e varia da persona a persona in funzione di diversi elementi da prendere in esame come:

  • Età del paziente
  • Qualità di movimento dell’articolazione
  • Storia clinica della persona
  • Evento che ha prodotto la lussazione
  • Il tipo di lussazione
  • Numero di lussazioni

In linea generale, molto generale, se si tratta di un solo evento lussativo dove la spalla è tornata in sede facilmente è probabile che possa essere sufficiente il trattamento conservativo fisioterapico, mentre nei casi in cui si hanno due o tre recidive è necessaria una stabilizzazione chirurgica con tecniche artroscopiche e artrotromiche che possono essere più o meno invasive a seconda dei casi.

La fisioterapia per la spalla instabile

La Fisioterapia per la spalla instabile è specifica per ogni persona in termini di dosaggi, tempistiche e frequenze delle sedute ma segue delle linee generali che sono comuni per ogni ciclo.

Le differenze più importanti avvengono tra le spalle che necessitano del solo trattamento conservativo e quelle che sono soggette alle operazioni dove occorre tener conto dei mezzi chirurgici utilizzati e della cicatrice, oltre che dei tempi di immobilità differenti.

Di seguito vi spieghiamo a grandi linee in cosa consiste un percorso fisioterapico per il recupero della stabilità in una spalla che ha subito una lussazione e che non è stata operata.

Prima fase: riduzione del dolore e recupero dell’articolarità
In questa fase si tratta l’articolazione con tecniche di terapia manuale (come la massoterapia, il trattamento dei trigger points, e lievi mobilizzazioni) integrate con mezzi fisici ad alta tecnologia.
La Terapia manuale: è un sistema clinico di prevenzione, valutazione e trattamento di disturbi muscoloscheletrici per mezzo di tecniche manuali ed esercizi. Le tecniche di terapia manuale sono indispensabili per il recupero della corretta biomeccanica articolare. Sarà compito del fisioterapista mettere il paziente nelle condizioni di evitare sin da subito l’instaurarsi di meccanismi di compenso come l’alzamento della scapola nel movimento di abduzione.
Lo scopo dei mezzi fisici è quello di stimolare la biologia del tessuto e contribuire ad accelerare i tempi di recupero.
I dispositivi che sono maggiormente utilizzati in queste condizioni sono:

  • Laser ad alta potenza: che sfrutta una particolare forma di luce, mediante la quale stimola il tessuto anche in profondità. Il diametro del raggio laser è di mezzo centimetro, e questo consente di avere la massima specificità nei trattamenti.
  • Tecarterapia: per mezzo di radiofrequenze la tecar genera calore endogeno (interno ai tessuti).
  • Interix: è un neuro stimolatore che ha lo scopo di ridurre la sensazione di dolore locare.
  • Ultrasuoni: si avvalgono dell’uso di onde sonore per biostimolare il tessuto.

Seconda fase: recupero del tono muscolare e del controllo motorio di tutto l’arto superiore
Per raggiungere questo obiettivo abbiamo lavorato molto. Inizialmente si utilizzano le elettrostimolazioni, e successivamente il professionista pianifica un training di esercizi specifici per la stabilizzazione della spalla.
Si tratta di esercizi che mirano a far raggiungere al paziente un sano controllo motorio dell’articolazione, mediante la corretta reclutazione dei muscoli stabilizzatori.
Gli esercizi avvengono a corpo libero nelle prime sedute, in modo che il paziente memorizzi il corretto schema di movimento e poi si inseriscono delle resistenze gradualmente come gli elastici, i pesi e strumenti propriocettivi.

Terza fase: recupero della funzionalità e prevenzione delle recidive.
Questa è la fase conclusiva, in cui si punta a raggiungere la migliore condizione dell’articolazione al fine di poter far tornare il paziente a praticare le sue normali attività di vita quotidiana.
Ovviamente nei casi di instabilità importante occorre prevenire alcuni movimenti, o alcuni sport, ma sicuramente il paziente sarà informato adeguatamente dallo staff che lo ha preso in cura.
In questo step è fondamentale insegnare i comportamenti da adottare per mantenere in buona condizione la sua spalla e tutto il suo corpo, come gli esercizi e le auto posture da eseguire quotidianamente e prima di un’attività fisica.
L’obiettivo delle auto-posture è quello di migliorare la mobilità del tratto dorsale della colonna, che ha un ruolo importante nella dinamica di movimento della spalla.

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